La dimensione del pianto

Il concetto di dimensione celebra la libertà di andare: ci spostiamo lungo tre direzioni se saltiamo avanti e indietro nello spazio di una stanza, procediamo in due direzioni se curviamo nel piano e avanziamo in una sola direzione se procediamo su una retta. Su un punto si può solo stare fermi e infatti il punto ha dimensione zero.

Succede però che un punto riesca a dividere la retta in due parti; due semirette equivalenti che stanno alla sua destra e alla sua sinistra ignare del fatto di possedere una grandezza in più.

Allo stesso modo una retta, che ha dimensione uno, riesce a frazionare il piano in due semipiani come se fosse la rete di un campo da tennis; con la sua lunghezza senza larghezza ritaglia due zone che sono lunghe e larghe e che consentono di curvare.

Il piano non è da meno e ripartisce uno spazio dotato di profondità, lascia sopra e sotto due volumi come se fossero i reparti di un grande magazzino. Serve da pavimento e da solaio, da selciato e da soffitto; lui che è costretto a rimanere piatto delimita ambienti dotati di concavità.

Viene da chiedersi che cosa succeda dopo, se sia possibile che il nostro spazio tridimensionale separi qualcosa di più vasto in cui è concesso un movimento in più. È un gesto che non sappiamo raccontare, un grado di libertà che sfugge dalle coordinate del nostro pensiero. 

La quarta dimensione ce l’abbiamo dentro, arriva col primo battito e rimane fino all’ultimo respiro; si insinua tra le pieghe della ragione e rende liquida l’idea di verità. Compare nel pianto, nel dolore custodito e nel silenzio inaspettato; si lascia intravedere nel coraggio e nel nucleo stropicciato dell’identità. 

Ci accompagna nelle cose che facciamo e nei gesti che sappiamo regalare, 

nel modo in cui guardiamo avanti e nelle scelte che accettiamo di indossare. 

Ci guida là, dove la vita compie il suo mistero e un’altra vita sta per arrivare, 

nel momento in cui il tempo si attorciglia e un altro tempo è pronto ad affiorare.

È l’istante dei ricordi e della dolcezza, degli abbracci e delle risate; 

l’attimo in cui torna il primo bacio e suona l’eco delle poesie ascoltate.

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