La matematica, ciascuno a modo suo
Quella che segue è la lettera di Claudia, arrivata in una notte di luna e di speranza.
Buongiorno, Ammetto che non la conosco, o perlomeno la conosco molto poco. Sono arrivata a lei mentre cercavo la differenza tra il concetto di infinito e di innumerevole per poi ritrovarmi immersa nella lettura di un suo post abbastanza datato su Facebook in cui spiega stupendamente la meraviglia del continuo, l'infinito che si dispiega tra lo zero e l'uno. Ho visto che ha pubblicato un libro, che insegna e ho dato un'occhiata a qualche articolo sul suo sito. Non so se questo sia sufficiente per arrivare a scriverle un'email, ma di per certo so che è necessario che io lo faccia dopo aver letto quel suo post. Tramite quelle parole mi sono ricordata del motivo per cui mi sono iscritta a matematica e che un anno e mezzo di studi universitari avevano sepolto ormai nell'oblio della memoria. Mi hanno ricordato della me quindicenne che finisce commossa un libro sui numeri primi, cogliendo così tanta poesia lì dentro, nonostante non avessi mai ancora sentito parlare di analisi o di altri concetti base per poterlo capire appieno, da dirsi che, se volevo seguire il mio amore per la poesia, quella era la strada da percorrere. In questa strada, ahimè, mi sono un po' persa, ho avuto la nausea per tutto ciò che riguardasse la matematica, ho cambiato ateneo nella speranza di ricucire il mio rapporto con lei ma, ancora, continuiamo a litigare seppur qualche libro (sbucato sempre fuori dal contesto accademico) mi concede momenti di riappacificazione. Non so che studi abbia fatto lei, ma se ha frequentato qualche corso di matematica come la ragione mi fa supporre, penso non abbia difficoltà a capire il motivo della mia perdizione. Quel poco che ho intravisto di lei mi dà speranza che possa ritrovare la strada maestra, per questo mi piacerebbe sapere tutto: degli studi che ha fatto, di come li ha superati senza impazzire e di come è riuscita a fare quello che fa. Forse potrei trovare tutto questo su internet, ma ci tenevo comunque a ringraziarla personalmente perché perlomeno per questa notte andrò a dormire con intatto il sogno di poter fare poesia usando la matematica (o matematica usando la poesia, del resto è una relazione simmetrica). O forse semplicemente, come la matematica mi ha insegnato, é solo con la relazione tra le cose, tra le persone, che la passione si alimenta. Non pretendo che mi conceda così gratuitamente il suo tempo, ma se lo facesse le direi infinite (o innumerevoli?) volte grazie. Una studentessa del secondo anno di matematica.
Cara Claudia
grazie per la tua bellissima mail. È talmente bella che ti chiedo il permesso di pubblicarla nel blog, insieme alla risposta che stai leggendo.
L’aggettivo bellissima forse non rende l’idea, quello che hai scritto e che hai dentro è l’evidenza di una profondità che sarà tua per sempre e che un giorno, credo, benedirai come un dono prezioso.
Provo a risponderti cercando di interpretare il senso della tua perdizione, sperando che la mia esperienza possa esserti di aiuto.
Quando io mi sono iscritta alla facoltà di matematica, ormai molti anni fa, non avevo la minima idea di quello che avrei trovato. Ho scoperto presto che c’era da studiare molto e mi sono adeguata, con un certo senso di frustrazione iniziale.
Non ero abituata a imparare con cognizione, andando cioè oltre il singolo argomento; non sapevo rimanere concentrata e non ero capace di cogliere il pieno senso di tutti i simboli che ingoiavo senza sentirne il sapore. Ma avevo una fortuna: io vedevo i colori.
Era una caratteristica che mi portavo dietro da sempre, con cui ero abitata a convivere senza prestarci attenzione. Quando dovevo scegliere una strada da seguire, chiudevo gli occhi e vedevo uno scenario di tinte che si diffondeva nel mio campo visivo. Per la prima volta consapevolmente, decisi di utilizzare quel parametro per decidere se lasciar perdere o se provare a resistere, se cambiare direzione o se insistere con la matematica senza la certezza, in fondo, di arrivare a comprendere. In quel periodo chiusi gli occhi molte volte, e vidi sempre lo stesso colore. Era un arancione intenso, vivo, come quello del fuoco. Fu così che decisi di rimanere.
I primi tempi avevo la sensazione di affogare, poi imparai a galleggiare e infine a nuotare con disinvoltura in un mare che riconobbi amico.
Cominciai a leggere cose che trovavo a giro per le biblioteche, concedendomi il tempo di divagare dalla strada dei singoli teoremi per scoprire dei collegamenti filosofici a cui nessuno accennava durante le lezioni e che per me diventarono il nettare più succoso.
Presi l’abitudine di riflettere a lungo, da sola, col gusto di rimuginare e di seguire le immagini mentali che a poco a poco si formavano nella mia testa e di gioire per ogni singola scoperta, come di una cosa profondamente mia.
E poi presi a confrontarmi con gli altri, a ripassare con gli amici del corso, a condividere con loro le mie riflessioni senza paura di apparire eccessivamente stravagante. Capii allora che la fantasia mette di buon umore e che ridere insieme sdrammatizza, libera energia e apre la mente verso nuovi orizzonti.
Così sono arrivata alla laurea, che oggi ricordo con grandissima tenerezza, e poi all’insegnamento, fino al blog in cui ti sei imbattuta.
Oggi penso che la matematica sia esattamente come l’amore, non arriveremo mai a comprenderlo completamente. Ne vediamo una parte riflessa in uno specchio e quando ci avviciniamo per toccarla ci accorgiamo che non ha concretezza. Il solo fatto di averla vista, siamo sicuri, rende quella dimensione reale; lì succede qualcosa che parla di noi.
Claudia cara, la tua bellissima lettera dice molte cose di te.
Segui la voce che ha avuto l’urgenza di uscire e cerca la tua strada tra i teoremi.
Le vie secondarie riservano scorci magici e sono meno affollate, nessuno può dirti che cosa devi amare e come devi rapportarti alle cose che studi. Inventa il tuo modo.
Anche io, come te, penso che nei collegamenti sia il senso di tutto e che la relazione tra le cose alimenti la passione. Non rinunciare a quei collegamenti, non smettere di cercare la poesia.
Ti auguro di fare tutto con la stessa passione che ti ha guidato ieri notte, quando digitavi ogni parola della tua lettera sulla tastiera.
Chissà, magari tra qualche anno ti troverai a fare quello che faccio io, nuotare nel mare della matematica e comporre racconti di fantasia (hai il dono della scrittura, non te lo scordare!).
E forse ti capiterà di rispondere a qualche ragazza che ti scrive di notte, per chiederti come hai fatto a non annegare.
In quella occasione, potrei giurarci, vedrai tutto arancione.
