La luce del genio

Ci siamo chiesti tutti, almeno qualche volta, che cosa succeda nella mente di un genio. 

Quali siano le sue associazioni, come giunga alla soluzione di un problema, in che modo proceda per cogliere quello che noi non riusciamo a vedere.

Vorremmo sapere che cosa sente mentre il suo sguardo illumina i contorni di improbabili realtà; là dove noi avremmo giurato che fosse fitto il buio.

Se l’immedesimazione è impossibile ai più, un po’ più semplice è invece immaginare che cosa possa aver provato chi un genio l’ha conosciuto e poi riconosciuto, colto alla sprovvista dalle sue capacità.

Così è successo a J.G.Buttner, che nel 1786 si trovò ad essere il maestro di Carl Gauss alla scuola elementare.

Si racconta che un giorno Buttner assegnò alla classe un compito particolare, nel tentativo forse di tener occupati i bambini per qualche tempo.

Dovevano sommare i primi cento numeri naturali, calcolare cioè il risultato della lunghissima serie di addizioni

1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + …. + 98 + 99 + 100.

Dopo pochi minuti dalla consegna, mentre gli altri avevano appena cominciato a contare, Gauss si alzò e si diresse verso l’insegnante. Teneva in mano una tavoletta con il risultato: 5050.

Che cosa avrà pensato Büttner, in quel momento di sconcerto e meraviglia; quali lampi avranno attraversato la sua incredula ragione, mentre quel bambino di nove anni lasciava presagire un talento smisurato.

– Come hai fatto? – Immaginiamo che abbia chiesto.

– Ho messo i numeri su due righe – deve aver risposto Gauss.

– Fammi vedere.

Così il piccolo Carl prese a tracciare i numeri sulla tavoletta: dispose i primi cinquanta su una fila e gli altri al piano di sotto, allineando in ordine crescente i primi e decrescente i secondi. 

– Vede? La somma di ogni coppia di numeri in colonna è sempre 101 – disse mentre indicava le quantità, scrivendo tante volte 101 sotto la riga del risultato. Il maestro guardava in silenzio e lui riprese:

– Otteniamo la cifra 101 cinquanta volte, cioè un numero di volte pari a cento diviso 2. In totale la somma è dunque 101(100/2).

– E se i numeri, invece di essere 100, sono genericamente n… – deve aver abbozzato Buttner con improvvisa illuminazione.

– Se i numeri sono n, abbiamo n/2 volte la somma (n+1)

– Dunque n(n+1)/2 è il risultato … questa è la formula generale!

– Esattamente.

Buttner sgranò gli occhi, scosso da tanta bravura. Ce lo immaginiamo passarsi una mano tra i capelli e poi prendere Carl per le spalle, quasi a invocare una protezione per quella mente benedetta. 

La soluzione era lì da sempre, ma lo sguardo per vederla aveva il volto di uno studente di nove anni. Quale nascondiglio migliore per camuffare la verità, quale luogo più indicato per generare meraviglia.

Chissà cos’ha pensato Büttner

di fronte a quel bambino

mentre lui si mostrava 

tutt’altro che piccino.

In mezzo al turbamento,

col vuoto nel pensiero, 

colto dallo sgomento

e piombato nel mistero.

Gli parve all’improvviso

di aver visto una luce

l’idea di un paradiso

a cui non dava voce.

Tra le virtù dell’uomo 

la più spettacolare

è formulare idee 

capaci di restare.

Quella grandezza innata 

slegata all’esperienza 

rendeva scompigliata  

l’idea della sapienza. 

Büttner non si scordò

quella data irrisoria

quando gli toccò in sorte 

di entrare nella storia.

Ci ripensò la sera

prima di addormentarsi

intanto che la cera 

guardava consumarsi.

Rivide quelle scene

rivisse lo stupore,

corse per mille volte

incontro a quel bagliore.

L’accompagnò il ricordo, 

nell’ultimo pensiero

mentre si avvicinava

a entrare nel mistero.

Chissà che quelle schegge

di abilità infinita

non fossero un indizio, 

prova di un’altra vita.

Così si spense in viso

colto dalla speranza

di avere il paradiso

di là dalla sua stanza.

Noi non possiamo dire 

se avesse o no ragione

ci piace ricordarlo

per quella sua lezione.

In fin dei conti è vero

che tutti abbiamo un senso

ciascuno col suo pezzo

rende il racconto immenso.

La verità più santa

è la constatazione

che ogni strumento canta

e accresce la canzone.

Perché venga scoperta

una mente eccezionale

c’è bisogno dell’allerta

di un uomo che è normale. 

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