16. I pensieri inghiottiti di Greg
Durante il viaggio per arrivare a Berkeley, quel giorno in cui partì da Siena con la sua famiglia, Greg non pensò a niente. Aveva in testa le immagini dei momenti appena vissuti, della mattinata che scorreva lenta in classe e della professoressa Martini che veniva chiamata fuori dall’aula; risentì il subbuglio bisbigliato dei compagni e l’annuncio, greve come un presagio, con cui apprese che doveva uscire. Rivide sua madre che lo aspettava nella segreteria della scuola, con l’espressione sconvolta di chi non sa spiegare quello che sta succedendo e poi suo padre appoggiato su una macchina che non era la loro, impreparato ad andare chissà dove.
Durante il viaggio capì che erano diretti a Berkeley e che sarebbero rimasti lì per un po’. Gli venne in mente di chiedere che cosa fosse successo, di farsi spiegare la ragione di una partenza così repentina ma fu sicuro, ancor prima di aprire bocca, che per motivi diversi nessuno avrebbe risposto alle sue domande e che i suoi dubbi sarebbero rimasti irrisolti. Seguì in silenzio la famiglia, intenzionato a capire la situazione con i propri mezzi non appena gli fosse stato possibile.
Una volta giunti a destinazione, trovarono alloggio in un appartamento dell’Università ed ebbero modo di rifocillarsi; Greg prese le poche cose che aveva con sé e si diresse nell’unica stanza singola, certo del fatto che per qualche tempo sarebbe stata la sua.
Tirò i libri fuori dallo zaino e li guardò con un mezzo sorriso; ne toccò la copertina e pensò che quei testi, odiati fino a qualche ora prima, rappresentavano adesso l’unico contatto con la realtà in cui sarebbe voluto tornare. Aprì il quaderno di scienze e trovò una frase, scritta a matita sul bordo, che lo fece sprofondare in un mare di malinconia: ‘Studierò Medicina e ti salverò da ogni male, perché sei da sempre il mio vero amico scemo’ firmato, Mia.
– Mia…amica Mia…come farai a salvarmi se non sai dove sono? – Si chiese il ragazzo mentre cominciava a sentirsi soffocare, stretto tra la confusione della novità e l’impossibilità di tornare indietro.
Il loro accompagnatore, l’uomo che aveva guidato la macchina e viaggiato con loro in aereo, aveva dato disposizioni precise sul fatto che non dovevano usare i cellulari né tentare in altro modo di comunicare con i familiari a Siena.
-Potrebbe essere estremamente pericoloso- aveva detto. E l’intera famiglia Martinelli non aveva saputo replicare.
Seguì qualche giorno di inquietudine e di agitazione in cui padre, madre e figlio cercarono, ciascuno a proprio modo, di metabolizzare gli eventi. Adele ripeteva frasi di Audrey Hepburn e guardava costantemente Canale Italia alla televisione, Libero andava su e giù per il corridoio con la testa bagnata e Greg, chiuso in camera sua, cercava di analizzare ogni dettaglio nel tentativo di capire quanto stava succedendo.
Dopo un paio di settimane venne a trovarli un uomo. Libero lo portò in salotto e chiuse la porta per mantenere la riservatezza, ma Greg mise l’orecchio sul muro e ascoltò la conversazione.
-Sono entrati in casa vostra a Siena ma non hanno trovato niente- Disse l’estraneo – Le ripeto la domanda signor Martinelli: è sicuro di non voler collaborare?
-Non so di cosa stia parlando- rispose Libero.
-Capisco, non si è ancora deciso. Tornerò tra qualche giorno- aggiunse l’uomo. – Ma c’è un altro motivo per cui sono venuto: se c’è qualcosa che dovete prendere a casa, questo è il momento giusto: sono appena entrati e per un po’ cercheranno altrove. Abbiamo motivi per pensare che prima o poi ritorneranno, ma per adesso la situazione è abbastanza sicura. Mi ascolti bene: può andare solo uno di voi e il nostro consiglio è quello di non far muovere lei: sarebbe troppo rischioso. Ad ogni modo, chiunque vada deve stare molto attento: nessuno deve sapere che è stato lì.
L’uomo uscì dal salotto e dall’appartamento. Libero rimase al tavolo con la testa tra le mani e Greg tornò nella sua stanza.
Dopo qualche ora il ragazzo sentì bussare alla porta e fece entrare il padre.
-Te la senti di andare in Italia da solo?- Chiese.
-Me la sento- Rispose Greg.
Libero cominciò a farfugliare pronunciando termini fuori luogo che facevano presagire uno stato di confusione avanzato, una di quelle condizioni a cui Greg aveva assistito tante volte senza mai riuscire a intervenire .
-Ti arrechiamo una lista delle cose da prendere, documenti e oggetti che possono abbisognarci qui.
Greg capì che il padre stava per dirgli qualcosa di importante. Poco dopo, infatti, lo vide accostare la porta e sedersi sul letto accanto a lui.
-Devi fare una cosa assai determinante e non devi mormorarla a nessuno, mai e poi mai- disse sottovoce.
-Ti ascolto.
Libero si sbottonò la camicia ed estrasse un quaderno, visibilmente stropicciato.
-Sei l’unico che posso contare, prendi questo e conducilo a casa. Posizionalo nel ripostiglio, tra i quaderni di ricette di mamma.
-Che cos’è? – Chiese Greg incuriosito.
-Non porre quesiti, meno cose correntano nella tua testa e meglio è.
Greg capì che suo padre intendeva dire che lui non doveva essere al corrente di nulla.
-Fai come ti ho detto- proseguì Libero- e non parlarne con nessuno.
Seguì un minuto di silenzio; Libero teneva la testa inclinata e guardava nel vuoto; era evidente che stava pensando a qualcosa che non poteva dire. Dopo un po’, con gli occhi pieni di struggimento continuò il discorso con queste parole:
-Cerca di vedere se Anna sta bene. Semmai ti dovesse incrociare lo sguardo falle capire che non l’ho abbandonata. Lei compiglierà. Vai ragazzo, vai…è tutto nei tuoi palmi. Domani parti, e che il Signore ti faccia da capitano.
Greg prese il quaderno e lo infilò sotto la sua camicia, come aveva fatto il padre.
Il giorno successivo partì per Siena. Durante il viaggio estrasse il taccuino e cominciò a sfogliarlo. Lo lesse tutto per intero ma non riuscì a capire niente: c’erano formule e simboli che non aveva mai visto e che risultavano, per lui, impossibili da comprendere.
Arrivò in città e fece quanto era stato stabilito: mise il quaderno tra le ricette e prese le cose della lista.
Poi andò da Anna, sicuro che l’affermazione di suo padre fosse una tacita richiesta con cui lo esortava, senza poterlo esternare, a portare qualche notizia alla sorella.
Non disse nulla del blocco di appunti e fu molto vago sul racconto del viaggio. Ma le si avvicinò e mentre la abbracciava le sussurrò qualcosa nell’orecchio:
– Questo è da parte di mio padre – disse. E lei sentì quel che doveva sentire: Libero stava pensando a lei.
Prima di ripartire volle vedere Mia. Gli era mancata così tanto da non riuscire a pensare di vivere senza la sua presenza. Decise di aspettarla lì dove era sicuro che sarebbe passata, vicino a casa di Anna. La attese di nascosto in un portone e, quando la vide, le bisbigliò qualcosa per farla girare. Lei lo guardò con uno sguardo che non avrebbe più scordato; lui la tirò per un braccio fino a portarla nell’atrio del palazzo, poi le cinse la vita e la baciò.
Non aveva pianificato quel bacio, non aveva neanche pensato che l’avrebbe chiamata per farla girare; fino all’ultimo momento era sicuro che sarebbe stato capace di guardarla, giusto per qualche istante, e di osservarla passare. Ma quando arrivò, la voglia di avvicinarla ebbe la meglio e lui cedette, come a volte si cede a 18 anni quando si inciampa sull’onda dell’amore.
– L’amore non è guardare- pensò successivamente- l’amore è essere visti nello stesso modo da chi si guarda con amore.
Qualche ora dopo Greg riprese il volo per rientrare a Berkeley, deciso a parlare col padre. Tornare nella sua città, anche solo per poco tempo, lo aveva reso combattivo più che mai.
Appena arrivato affrontò la questione, senza perdere tempo.
-Ho fatto tutto come mi avevi chiesto- disse- Ora però ti chiedo di spiegarmi e di farmi capire che cosa sta succedendo, voglio aiutarti!
Greg partì con una raffica di domande, questioni a cui pensava dal primo giorno e che adesso, sull’onda del momento, non riuscì più a trattenere. Parlò con il tono risoluto di chi è deciso a capire, senza pensare che un atteggiamento aggressivo rischiava di far precipitare Libero in uno stato di incoscienza.
-Che cosa c’è scritto in quel quaderno di appunti? Perché è tanto importante? Chi sono quelli che lo cercano? – Urlò il ragazzo- E quelli che ci hanno portato qui, che cosa vogliono da te?
Greg notò che la faccia di Libero stava velocemente diventando rigida e pallida. Vide la sua testa riccioluta andare all’indietro, come se stesse precipitando nel vuoto. Lo osservò, mentre oscillava a destra e a sinistra per poi tornare a inclinarsi con movimenti repentini. Rimase esterrefatto quando il padre si girò e lo guardò con gli occhi iniettati di sangue trattenendo tutte le energie per riuscire a dire qualche parola prima di cadere in terra:
-Non puoi aiutarmi, è troppo presto!- proferì col tono della pazzia. Poi svenne e Greg non poté più sapere.
Quella sera il ragazzo prese una decisione: doveva diplomarsi e iscriversi alla facoltà di Matematica; solo così avrebbe potuto capire il quaderno di appunti, aiutare suo padre e, forse un giorno, tornare da Mia.