1. Quando sarà il momento
– Che cosa succede quando moriamo?- Chiese Mia con la sua voce di bambina appena cresciuta.
– Non saprei – rispose Anna- Però possiamo provare a immaginarcelo-
Raramente Anna troncava una frase dicendo ‘non lo so’. Il più delle volte, quando non aveva la risposta dava inizio al gioco della fantasia.
– Comincia te – aggiunse Mia.
-Allora vediamo…fammi pensare – Anna appoggiò la teiera e prese due tazze. Ci versò il tè e si fermò, con i gomiti sul tavolo e le mani sotto il mento. – Secondo me siamo circondati da tanti colori, tutti i colori che abbiamo visto in vita.
-E poi entriamo nel regno del grande e del piccolo, dove non siamo mai stati.-
-Che significa? –
-Significa questo, ti faccio vedere. Hai una moneta?-
Mia si frugò nelle tasche ed estrasse una moneta da 2 centesimi: su una faccia il mondo con la cifra 2 e sull’altra la Mole Antonelliana.
– Lanciala per 3 volte- disse Anna .
La ragazzina la lanciò pronunciando a voce alta il risultato di ogni lancio: – Mole, Mole, Mole.
-Perfetto- riprese Anna, era quello che speravo. Che cosa uscirà, secondo te, al quarto lancio?-
-Il mondo! – Disse Mia. – Non è mai uscito…
-Quindi ti sentiresti di dire che è più probabile che esca il mondo? È così?-
-È così –
-Ecco; entrare nel regno del grande significa vedere che questo non è vero. La nostra percezione della realtà è relativa alla nostra dimensione. Vediamo ciò che la nostra mente riesce a dominare. Se ti affacci alla finestra, l’ultima cosa che riesci ad abbracciare con lo sguardo è il ponte sul fiume, giusto?
-Sì- Disse Mia mentre guardava fuori.
-Immagina come sarebbe se tu riuscissi a percepire quello che c’è oltre il fiume e poi quello che c’è ancora oltre e ancora oltre; la tua mente avrebbe troppe informazioni da gestire, impazzirebbe! Con le monete è la stessa cosa, per te tre lanci sono un numero sufficiente per pensare che il quarto sia diverso. Puoi immaginare che ne servano 10, 50, 1000…ma sei portata a credere che dopo un certo numero di moli debba uscire la faccia con il mondo, anzi forse pensi addirittura di veder uscire il mondo tante volte di fila, come se gli esiti dei lanci dovessero in qualche modo trovare un equilibrio. Perché alla fine è questo che facciamo per tutta la vita, cercare un equilibrio.-
-Ma prima o poi il mondo uscirà!- Esclamò la giovinetta incredula.
-Certo. Può darsi che esca subito o che ci vogliano milioni di tentativi; i due casi hanno la stessa probabilità di presentarsi. Sai dov’è che si raggiunge l’equilibrio? Quando i lanci sono infiniti, là dove nessuno può sbirciare. Quello è il regno del grande che in vita non possiamo vedere. Non con i nostri occhi, almeno; possiamo accarezzarlo con la mente quando studiamo; intravederne l’ombra per approssimazioni successive senza mai coglierlo in pieno.-
-E il regno del piccolo?-
-Per il piccolo è la stessa cosa, perché la nostra mente non lo vede. Prendi quel cuscino giallo, laggiù sul divano. Puoi osservarne la forma, qualche cucitura, la macchiolina di cioccolato che non sono riuscita a eliminare in lavatrice. Ma non puoi scorgere se nella trama c’è qualche imprecisione o se il detersivo smacchiatore ha lasciato vivo qualche batterio. E ci sono cose ancora molto più piccole; ti ricordi quando abbiamo parlato di Pi greco?-
-Certo che me lo ricordo.-
-Ecco, lo sviluppo delle cifre, che sono infinite e non presentano uno schema di ripetizione, porta a un’approssimazione sempre maggiore ma di fatto irraggiungibile. Solo che questa volta non è uno sviluppo verso l’esterno, piuttosto un inviluppo tra 3,14 e 3,15. Anzi, tra 3,141 e 3,142, che poi si infittisce e si annida tra 3,1415 e 3,1416 e ancora tra 3,14159 e 3,14160, senza mai arrivare a una cifra decimale esatta.
Pensa come sarebbe riuscire a vedere il grande e il piccolo allo stesso tempo! Planare sull’immensità come se fossimo giganti e dondolare sulle increspature come se fossimo moscerini.-
Mia rimase in silenzio, Anna la guardò e bevve un sorso di tè. Da qualche tempo, ormai, le due erano molto legate. Poi Mia riprese a parlare.
-Che cosa ti piacerebbe trovare, quando entrerai nel regno del grande e del piccolo?-
-Voci – Rispose Anna di getto.
-Voci? –
-Sì, voci. Le voci delle persone che ho amato e quelle di coloro che hanno amato me. Me le ricordo tutte, sai. Ogni tanto prima di addormentarmi ci ripenso, mi lascio cullare dai suoni della memoria. –
-Ci sono delle voci che vorresti risentire? Dimmi Anna, dimmi!-
La donna fece una pausa, inclinò la testa e guardò nel vuoto come per cercare facce e sensazioni lontane.
-Vorrei risentire la voce di mia nonna quando ero piccola, che mi chiamava per infilarle il filo nell’ago. Poi vorrei ascoltare la voce di mio fratello, che urlava il mio nome dal cortile per invitarmi a giocare. Aveva sempre fretta lui, non poteva perdere neanche un secondo! Mi piacerebbe sentire di nuovo la tua voce quando sei entrata per la prima volta in questa casa e la voce di Greg che ti portava da me. Ma ce ne è una che proprio non si può scordare, un suono capace di catturare per un istante il grande del grande e il piccolo del piccolo, perché è pura emozione. La conoscerai anche tu, quando sarà il momento giusto: è la voce di un uomo che ti ama sinceramente- . Anna si interruppe, come per finire il pensiero. Bevve un po’ di tè e poi aggiunse:
-Non c’è niente al mondo che abbia più dolcezza della voce di un uomo che si sta innamorando.-
Mia pensò d’istinto a Greg; la sua voce era tremendamente normale.