Il ponte levatoio si è abbassato, qualcuno sta arrivando

– Ciao Letizia. Sono l’avvocato Tal Di Tale, vorrei parlare con te della Creazione di Adamo.

– L’affresco di Michelangelo?

– Proprio lui.

– Prego, ti ascolto.

– Vedi, c’è qualcosa nel mistero della creazione che mi affascina e mi spaventa. La Bibbia dice che Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza ma io non mi capacito: davvero Dio è brutto come noi? È questa la domanda che mi faccio: che cosa c’è di Dio nell’uomo e che cosa, invece, c’è dell’uomo in Dio? –

In quel momento ho pensato che dovevo organizzare la cena, che avevo la lavatrice piena di panni da tendere e che tre pacchi di compiti mi aspettavano sulla scrivania pronti per essere corretti. Invece niente, mi sono seduta sul divano e ho afferrato una matita; quella voce inaspettata ha conquistato in un attimo la precedenza sugli impegni della mia quotidianità e mi ha persuaso all’ascolto.  Lui ha ripreso:

– Guarda l’affresco. Sapevi che il bagliore dello sfondo tra l’uomo e Dio è solo intonaco? Michelangelo non ha usato alcun colore, nemmeno il bianco. Qualsiasi sfumatura avrebbe falsato la descrizione di quell’ immensità, ogni tinta avrebbe dato una connotazione umana a quel fulgore indescrivibile. Indescrivibile, appunto; impossibile da essere raccontato con i colori delle nostre tele . –

Sono andata al computer e ho cercato l’affresco mentre continuavo ad ascoltare.

– Vedi l’occhio di Adamo? Nemmeno quello è dipinto. Il contorno nero racchiude uno spazio lasciato a intonaco. Pensa alla forza di questa scelta: l’uomo riflette la luce di Dio.

– È l’amor ch’ a nullo amato amar perdona- ho detto d’istinto; l’amore che costringe ciascun amato a ricambiare amore.

– Penso proprio di sì – Ha aggiunto lui.

– E quel mantello rosso intorno a Dio, quello pieno di angeli… per un periodo si è pensato che rappresentasse un cervello. Poi, però, si è fatta strada un’altra ipotesi più affascinante. Michelangelo era un grande conoscitore di anatomia, non poteva aver dato quella forma senza una scelta precisa. Sai che cosa rappresenta? –

-No, non saprei-

– Un utero. Viene detto mantello uterino: è un concepimento in tutti i sensi, richiama quello della donna. Se ci pensi, la donna in gestazione è vicina alla grandezza di Dio perché ripete il miracolo della creazione. Non sono in molti ad avere questo dono.

– Oltre alla donna direi solo l’artista – Ho detto io, ormai completamente rapita dalla conversazione.

– Direi anch’io- Ha convenuto lui. – Pensa che il verbo concepire si usa anche per un’idea; il concepimento è un’invenzione, la progettazione di qualcosa. L’uomo nasce come progetto ed eredita, in piccolo, la capacità di progettare.  E poi guarda Letizia, guarda l’espressione dei volti. Com’è diversa, com’è contrapposta. Lo sguardo di Dio è deciso, intenzionale, pieno. Lui VUOLE arrivare a quel dito, vuole toccarlo. Quegli occhi parlano di una scelta precisa, non c’è dubbio.

Guarda invece la faccia di Adamo, quasi non si accorge della sua fortuna. E la sua posa poi … è adagiato come se stesse facendo qualcosa che non lo riguarda, quasi uno stato di abbandono. È la volontà che fa dell’uomo un uomo, Dio gliela passa con la creazione; prima non c’è carattere. –

Guardavo lo schermo e vedevo qualcosa che non avevo mai visto prima, mentre quella voce lontana mi portava nel dipinto.  Ascoltavo in silenzio, quasi senza filtrare i contenuti. Poi ha ripreso a paralare.

– Infine le dita. Prendi un immagine solo di quelle. osservale bene: sapresti dire se si sono già toccate? Oppure se sono ferme … C’è il tempo qui dentro, in questo spazio sottile si annida il mistero del prima e del dopo. Un quesito vecchio come la storia dell’uomo: il tempo descrive la storia di tutti.

Ha fatto una pausa e poi ha aggiunto – Ecco, volevo dirti questo .

In un attimo sono caduta dai cieli dell’ affresco e mi sono trovata a terra, di fronte al computer. Giusto il tempo di constatare che ero in casa mia e ho preso la parola:

– Posso chiederti come mai hai voluto parlarne con me?

– No, non puoi.  Solo una cosa: abbi cura di quello che ti ho detto.

 

Ecco avvocato, ho scritto tutto. È il mio modo di prendermi cura, il mio mezzo per trattenere. Porterò queste cose con me, nei giorni che verranno e nel mio bagaglio a mano.  Voglio dirti grazie; lo voglio con quella volontà che accompagna la consapevolezza e con lo sguardo di chi tende la mano verso un’ altra mano.

La tua telefonata è stata un viaggio, hai creato una realtà che prima non c’era.

 

 

 

 

 

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