Novembre

C’è un che di matematico nel tempo. La suddivisione in attimi aggroviglia la mente come l’assegnazione dei punti sulla retta, la freccia orientata si adatta all’idea di scorrimento e introduce la continuità. L’istante è inafferrabile, impossibile da vivere completamente; acquista significato nell’istante successivo perché prelude alla vita o alla morte in base a quello che sta per succedere mentre il futuro si avvicina e improvvisamente diventa passato.

L’idea di successivo genera imbarazzo, il tempo è fluido e la ragione inciampa sulla speranza di individuare il primo punto nel prossimo avvenire. Non c’è esattezza nella gerarchia degli attimi, possiamo stabilire il prima e il dopo ma non siamo in grado di fissare l’ultimo istante del prima e il primo istante del dopo.
Se allarghiamo l’intervallo attorno a una frazione di secondo, ci si accorge che tra due momenti ce ne sono infiniti; il tempo si moltiplica attorno all’attimo, scivola e riempie lo spazio senza lasciare fori o bolle d’aria mentre miriadi di momenti si inseriscono tra due momenti che sembrano attaccati.

Si può pensare di procedere a ritroso nel tentativo di cogliere il passaggio che conduce all’ORA ma il tempo non si fa acchiappare, capitola in una corsa al contrario che riavvolge il nastro e il filo del pensiero. Tra due frammenti ci sono altri frammenti, tra due passi altri passi finché la camminata si infittisce e diventa corrente.
Ci si chiede allora come sia possibile procedere senza rimanere incastrati in questo annidamento convulsivo tra attimi e attimi di attimi, superare la serie illimitata di intervalli che aprono la porta dell’eternità.
I singoli passi sono così piccoli da approssimare il niente, il loro accostamento conduce a una scansione ritmica che definisce il secondo e fa avanzare la processione.
Torna la freccia orientata, torna la successione dei numeri e la percezione dell’istante. È il momento in cui Achille raggiunge la tartaruga, le lancette del Cappellaio Matto oltrepassano l’ora del tè e la navicella di Space Oddity stacca il suolo per immergersi nella profondità delle stelle.

 

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