Il re di tutte le grandezze

Erano appena state inventate le stagioni e tutti sapevano che era cominciato l’autunno.

Un gran numero di grandezze si accalcava nella piazza centrale, sotto la Loggia del Ritrovo e dibattevano con grande animosità.

– Sono sicuro che non l’ha detto, ho preso appunti tutto il tempo – diceva la Lunghezza mentre agitava le sue piccole mani.

– Sembra anche a me, sono sempre stato attento! – aggiunse il Volume.

– Forse bisogna arrivarci da soli. Mi pare che abbia affermato proprio questo, che abbiamo tutto quello che serve per procedere con le nostre gambe e con la nostra testa.

– Io da sola non ci arrivo – commentò la Superfice. Lo sanno tutti che sono piatta.

–  Ci arrivi, ci arrivi… Basta ragionare con calma. E poi possiamo sempre parlarne tra noi, esprimere le nostre idee e alla fine scegliere quelle che ci sembrano più convincenti. Non è così?

– Sentite, io non ce la faccio più! – sbottò la Temperatura – Sono qui da tre ore e mi è venuto un gran freddo. Adesso suono il campanello e si vede quello che succede.

La temperatura allungò il dito graduato sul pulsante e premette con decisione. 

Si sentì un gran rimbombo, un segnale forte e vibrante come quello di un tamburo, dopo di che una cameriera si affacciò dalla finestra del terzo piano. 

– Chi è? 

– Salve – salutò garbatamente la Temperatura.

– Chi è? – ripeté la cameriera.

– Parla più forte, è sorda! – commentò il Volume – Ha perso l’udito da piccola perché suo padre faceva prove acustiche di continuo. Povera ragazza, non deve essere facile essere la figlia del Suono.

Tutti si unirono in coro e urlarono a gran voce:

– Buongiorno! Vorremmo parlare con l’Insieme Q, Signore di tutte le grandezze! 

– Si sta facendo la barba – rispose finalmente la cameriera – appena ha finito gli dico di scendere.

Dopo qualche minuto, il portone del palazzo si aprì e Q giunse sotto la loggia.

– Ditemi pure – esordì con tono baritonale.

– Ecco vede … avremmo delle domande da porle. Da qualche giorno ci guardiamo l’un l’altro e confrontiamo le nostre differenti nature. Ciascuno di noi ha un ruolo ben preciso, ci rendiamo conto, e può essere misurato con strumenti diversi.

Ciò nonostante, avremmo bisogno di definire delle grandezze che sentiamo vive nei nostri animi ma non vediamo fisicamente qui tra noi, nel nostro paese. 

– Per esempio? – chiese Q con la voce seria e premurosa dei grandi padri.

– Beh… per esempio… pensiamo all’esistenza di ciascuno. Ne sappiamo descrivere la lunghezza, la salute, i contributi all’INPS… ma la qualità della vita, come la misuriamo?

– Capisco. Salite e accomodatevi in salotto, così vi spiego.

– Dobbiamo metterci la mascherina?

– Meglio di sì, è più prudente.  

Le grandezze entrarono nel palazzo e percorsero le rampe di scale fino al terzo piano. 

– Permesso? – dissero varcando la porta.

– Come? – chiese la cameriera.

– Abbiamo detto permesso! 

– Avanti, avanti – rispose la cameriera – bastava dirlo.

Le grandezze si misero a sedere in cerchio ai lati della stanza, lasciando al centro uno spazio per l’Insieme Q e una lavagna che appariva perfetta per l’occasione.

– Dunque – riprese a parlare l’Insieme – mi avete chiesto come fare a descrivere la qualità della vita. Ebbene, è il momento di introdurre il concetto di rapporto. 

– Il concetto di che?

– Di rapporto! Fare una frazione, creare una relazione … adesso vi faccio capire. A tutti voi sarà successo, qualche volta, di essere felici.  Giusto?

– Giusto! 

– Però non siete sempre, costantemente felici. La felicità è una cosa abbastanza rara, converrete con me… Ecco, La qualità della vostra vita si misura mettendo in relazione i momenti in cui siete stati felici, con tutti quelli che avete vissuto.

– Sono le intermittenze del cuore – disse sospirando la Profondità. Proust le chiama così.

– Il pilota? – chiese candidamente il Calore.

– Ma no, ignorante, Proust lo scrittore! Il pilota si chiama Prost, Prost come prostata.

– Silenzio! – riprese Q – Se non vi concentrate perdete il filo del discorso.

Poi avvicinò alla lavagna e scrisse: 

– Vedete? Non basta una grandezza sola; se siete stati molto felici in poco tempo, avete avuto una qualità della vita elevata. Se avete vissuto a lungo ma siete stati poco felici, allora la qualità della vostra vita è più bassa. 

– Interessante – commentò la Forza. Vale anche per altre grandezze? La Bontà, per esempio, come si misura?  

– Anche quella è un rapporto. State bene a sentire. Che cosa fate se vedete qualcuno che ha bisogno di voi?

– Io lo aiuto – disse la Forza.

– Bugiarda – s’intromise la Superficie – L’altro giorno ti ho chiesto una spinta e non me l’hai data!

– Andavo di corsa – Commentò la Forza abbassando il tono di voce. Diventò improvvisamente rossa e si fermò per qualche secondo, poi proseguì:

– Beh … a volte aiuto e a volte non aiuto. Lo ammetto.

– Ecco – riprese L’insieme Q – la bontà è proprio questa: il numero di volte in cui avete aiutato qualcuno, su tutte quelle in cui ne aveva bisogno.

– Ma per accorgersi che qualcuno ha bisogno occorre empatia! Che cos’è l’Empatia?

–  L’empatia è la capacità di guardare con cura ciò che è meno evidente. Tra tutte le pieghe che ciascuno presenta nel volto e nelle mani, è la quantità che riuscite a vederne in ogni gesto e in ogni espressione. A volte, dietro il sorriso si nasconde un dolore, se si guarda distrattamente non ci se ne accorge. Ma se si aprono gli occhi del cuore, allora si vedono increspature dell’animo che a prima vista erano sfuggite. Bisogna saper osservare, per provare empatia!

Cadde il silenzio nel salotto, tutti si fermarono a pensare. Rividero i volti delle persone che avevano incontrato per strada, i saluti sbadati sull’autobus, i convenevoli frettolosi fatti così, tanto per fare, senza interesse e senza riguardo per la vita degli altri. Ciascuna grandezza promise a se stessa di stare più attenta per cogliere, in ogni espressione del viso, qualche particolare in più. 

Dopo cinque minuti, la Profondità alzò la mano per prendere la parola. Aveva una strana luce negli occhi, un insolito scintillio che lasciava presagire la comparsa di un lampo improvviso, un’alzata d’ingegno in tutto simile a una folgorazione. 

– Questa idea del rapporto è illuminante! – disse tutto d’un fiato – Ho pensato una cosa, correggetemi se sbaglio: possiamo definire delle nuove grandezze come rapporti tra noi! Non è forse la Velocità il rapporto tra lo spazio che abbiamo percorso e il tempo impiegato a percorrerlo? Se abbiamo attraversato un lungo percorso in poco tempo significa che siamo andati veloci! E la Pressione, non è la Forza sull’unità di Superficie? 

– Te l’avevo detto che dovevi darmi la spinta! – disse la Superficie alla Forza. Ci siamo persi la Pressione per strada.

– La potenza elettrica, poi – riprese la Prrofondità con entusiasmo – non è altro che l’energia elettrica trasferita nell’unità di tempo, cioè durante un secondo!

– Proprio così – disse l’insieme Q – con questa scoperta siete diventati grandi e maturi. E c’è anche di più, è il motivo per cui vi ho fatto salire. Guardate bene la mia casa, da oggi è anche la vostra. Io sono fatto di numeri, la mia dimora è piena di frazioni. Tra due stanze troverete ancora stanze, dietro ogni porta un’altra porta e un altro varco ancora, in un processo senza fine. Io sono l’Insieme dei numeri razionali!  Sapete che significa? Potrete utilizzare me per dar voce a ogni misurazione.

Qui troverete i decimali che vi servono per descrivere ogni cosa. Racconterete il grande e il piccolo, il microscopico e l’immenso… tutto ciò che si può misurare passa di qui. Ben venuti, finalmente!

Le grandezze, incredule, si abbracciarono; qualcuna si commosse. Tra la bontà e l’empatia, era stata scoperta la velocità. Erano le relazioni a dar senso alle cose, i legami improvvisamente diventavano centrali e ampliavano la realtà. 

La cameriera si affacciò in salotto e vide una gran festa.  Si buttò nella mischia e si fece raccontare quanto era successo.  Le dissero con gioia che di lì in poi avrebbero vissuto tutti insieme, sotto un unico grandissimo tetto. 

– Maremma impestata – commentò lei – chissà quanto c’è da pulire.

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